Tenterò di fornire informazioni comprensibili anche per i neofiti del settore facendo riferimento alle tecniche ed ai materiali tradizionali. Chiedo perciò a chi nel settore è già ben che ferrato di avere un pò di pazienza in quanto non parlerò immediatamente dei materiali sostitutivi ma introdurrò inizialmente i tradizionali anche per far capire bene quanto è importante un’inversione di direzione verso questa importante ricerca.
Premesso che non basterà un articolo per parlarvi nei dettagli dell’argomento odierno, inizierò a parlarvi di ciò che ci permette di creare le nostre matrici tramite le tecniche indirette ovvero le tecniche nelle quali non direttamente asportiamo materia dalle nostre matrici calcografiche ma tramite una reazione chimica: il mordente.
IL MORDENTE
Il mordente è riconosciuto storicamente come un composto acido che ha il compito corrodere le lastre di metallo riproducendo il segno desiderato tramite uno o più bagni, di tempo variabile, in base al risultato desiderato. Per poter definire i punti laddove deve attuare la sua azione corrosiva (detta morsura) è necessario preventivamente proteggere le lastre metalliche tramite vernice, lasciarle asciugare e successivamente tracciare i nostri segni tramite una punta. È proprio in questi segni, dove tramite il nostro gesto verrà rimossa la vernice, che il mordente entrerà in contatto con il metallo e potrà svolgere il proprio lavoro. Questo procedimento è stato studiato negli anni come approccio sostitutivo, o comunque alternativo, alle tecniche dirette che permettono di produrre dei solchi nelle lastre metalliche tramite un approccio fisico tra lo strumento, tipo il bulino, la punta o il punzone, e le lastre metalliche.
Il mordente è anche chiamato acquafòrte. Viene chiamato così perché in passato questo nome era dato all’acido nitrico ottenuto distillando il salnitro con l’argilla. È appunto chiamata anche così la tecnica indiretta che fa l’uso del mordente di cui abbiamo parlato sopra. Vi sono altre tecniche complementari all’acquaforte che utilizzano lo stesso metodo come l’acquatinta e la ceramolle. Riserverò degli articoli su queste tecniche più avanti per scoprire insieme dei materiali sostitutivi alle vernici necessarie per la realizzazione delle stesse.
Il mordente che ha dato il nome alla tecnica dunque, l’acquafòrte ovvero l’acido nitrico, è da sempre il più utilizzato per queste tecniche seppur il suo utilizzo è molto pericoloso e può provocare parecchi danni all’uomo e all’ambiente. Infatti durante i bagni, l’acido nitrico, a contatto con i metalli, avviato il processo di corrosione, rilascia una serie di gas tossici. Questi gas possono provocare gravi danni all’organismo, in particolar modo ai polmoni ed a tutto il sistema respiratorio, anche agli occhi e alla cute, se esposti al contatto, provocando ustioni.
Se si ricerca online la Scheda di dati di sicurezza dell’acido nitrico ci si rende facilmente conto di quanto può essere deleterio l’utilizzo dello stesso. Inoltre i laboratori per lavorare in sicurezza con questo tipo di acido devono essere predisposti con macchinari sofisticati e costosi come cappe di aspirazione e cabine chiuse e gli operatori devono indossare appositi camici, occhiali e guanti protettivi resistenti agli acidi.
Per fortuna vi sono metodi alternativi studiati negli anni da tecnici ed artisti incisori che consentono di non utilizzare l’acido nitrico avendo comunque la stessa qualità nella produzione di stampe di incisione: Il mordente salino.
Il mordente salino, ovvero il mordente a base di sale anziché a base acida, è stato ed è argomento di studio per molti artisti incisori. Sempre più vi è la necessità fisica ed etica di sostituire una serie di prodotti per il bene degli operatori e per il bene dell’ambiente. Il sale chiaramente non è un acido, possiede delle caratteristiche completamente diverse e non risulta essere dannoso.
Perciò ho deciso che tenteremo di produrre due ricette che sono state già sperimentate, una per le lastre di rame ed ottone ed una per le lastre di zinco, alluminio e acciaio.
Inizieremo nel prossimo articolo con la produzione e la sperimentazione dell’Edinburgh Etch, un mordente salino ideato dall’incisore tedesco Friedhard Kiekeben. Vedremo da cosa è composto, come prepararlo, come utilizzarlo e cosa molto importante, come smaltirlo.
Angelo Gallo
Studio nella produzione di un laboratorio sostenibile
*l’articolo prende spunto dal mio percorso di studi accademici e da vari testi di incisione, di oreficeria, industria e conoscenze ed esperienze personali varie. Tra i testi ci tengo a citare Incisione Sostenibile, il libro di Francesca Genna, docente di Grafica d’Arte, la quale porta avanti la ricerca in questo ambito in Italia da molto tempo.
Molto interessante.Sono circa 30 anni che non pratico piu’ l’incisione imparata presso l’accademia di belle arti di Roma e ricordo di aver usato l’acido nitrico senza mascherina in locali spaziosi.Ma forse all’epoca non c’erano tutte le precauzioni del caso.Devo dire che ho usato molto di piu’ la puntasecca per evitare di usare.troppo l’acido nitrico anche se lo diluivamo.Sono felice che ora.si usino tecniche meno tossiche.Anche gli inchiostri sono meno tossici di allora per fortuna.Grazie .
Veramente interessante, grazie, mio padre era un editore e io da giovanissima mi divertivo molto in camera oscura e in tipografia, non avevamo però lavorazioni di incisione manuale si faceva tutto con li bromografo, l’incisione manuale l’ho appresa all’università, dopo l’esame di storia del disegno, dell’incisione e della grafica mi è stata offerta la possibilità di frequentare un corso alla calcografia di stato, un’esperienza bellissima, ma anche un lontano ricordo.
Grazie per la possibilità dell’aCcesso a questi approfondimenti.